Con le sette mega-strutture, le vele, Di Salvo voleva organizzare a Scampia un quartiere ricco di spazi verdi e servizi, un'oasi del progresso in cui realizzare i principi di vita comune degli utopisti Owen e Fourier. Il progetto originario delle Vele di Scampia, prevedeva un modulo di 1, 20 m, creando stanze di 3, 60 x 7, 20 m. Le abitazioni comprendevano tre, quattro o cinque stanze, a seconda del numero di abitanti. Ogni edificio era orientato lungo l'asse nord-sud per ottimizzare la ventilazione naturale e il controllo della luce diurna (concetti per nulla scontati all'epoca) ed era composto da due blocchi paralleli con una distanza di 10, 20 m in cui passerelle sospese conducevano gli abitanti alle proprie abitazioni. Queste passerelle volevano ricreare la vitalità del tipico vicolo napoletano, con i suoi colori, profumi e melodie. Le vele di Scampia oggi Sfortunatamente, il progetto non fu mai realizzato seguendo il disegno originale di Francesco Di Salvo, che fu completamente sconvolto.
Data dell'esperienza: ottobre 2019 Ciao! Ragazzi come da titolo si è capito che sono nato li 167. Come era chiamata allora per la legge 167 delle cadr popolari. I luoghi da visitare sono infiniti come la serie di gomorra! Ne elenco solo alcuni le vele, il l'otto G. Il parco dei puffi. Lo chalet Baku. ' … Data dell'esperienza: maggio 2019 Adoro sempre tornarci in auto, parcheggiare e passeggiare tra le Vele. Pericoli e problemi mai avuti, chiaramente sei osservato e quindi guardi e riguardi ammaliato questi edifici, fai qualche foto e te ne vai. Più che sufficiente. Data dell'esperienza: maggio 2019 La mia curiosità mi ha spinto a superare tutte le paure e quindi, durante una gita a Napoli, sono andato a visitare Le Vele di Scampia. Ho preso un taxi al Vomero e con un po' di circospezione ho aggirato la zona facendo qualche foto. Dopo pranzo, a piedi io e la mia compagna, … Data dell'esperienza: dicembre 2018 Vorrei conoscere il genio che ha progettato queste vele. Non hanno un senso. Purtroppo nel tempo si sono fatte pubblicità per le cose accadute.
In breve, un grande fallimento dal punto di vista della progettazione urbana. Tuttavia le architetture di di Salvo, nonostante lo stato di assoluto degrado in cui sono ridotte, possiedono un valore architettonico. Qualche tempo fa, il New York Times ha intrapreso una campagna di valorizzazione e sensibilizzazione focalizzata su questo tipo di architetture e ha chiesto ad alcuni famosi architetti di "difendere gli edifici più odiati del mondo". In merito alle Vele, l'architetta di origine italiana Ada Tolla, cofondatrice dello studio di architettura Lot-ek, ha scritto: " Se qualcuno mettesse questo complesso davanti a me in questo momento senza aggiungere alcun contesto, nessuna storia, lo considererei un pezzo di architettura davvero forte. Sono edifici iconici che incorporano l'idea modernista del diritto a una casa ‒cuna casa per tutti… Per me è importante riconoscere che le Vele non sono un fallimento dell'architettura, ma piuttosto un fallimento nell'esecuzione e nella gestione. La demolizione è spesso un tentativo di spazzare via le cose sotto il tappeto, e non sembra il modo giusto di imparare dal passato ".
In seguito al terremoto del novembre 1980, la necessità di abitazioni economiche nella città di Napoli aumentò vertiginosamente. Per questo motivo le vele di Scampia furono realizzate con un 23% di abitazioni in più rispetto al progetto originario, a scapito di servizi e spazi comuni. Inoltre l'impresa di costruzioni modificò notevolmente la struttura per ridurre il costo totale dell'opera. Prima di tutto, le passerelle, che dovevano essere leggere e non invasive, furono costruite in cemento; inoltre lo spazio tra i due moduli venne ridotto a 7, 2 m rendendo gli spazi dentro le vele bui e malsani. Ma il progetto delle vele non rappresenta tanto il fallimento di un utopia architettonica, quanto piuttosto il risultato di una pessima gestione politica. A causa del terremoto, si scelse di trovare una soluzione nel più breve tempo possibile senza pensare al lungo termine, così tante persone, principalmente famiglie a basso reddito, furono trasferite con gli edifici ancora non ancora ultimati.