Juventus Champions Classifica

Gli ultimi 10' sono stati dunque perentoriamente laziali: Szczesny ha salvato su Milinkovic-Savic, ma poi si è arreso nel momento in cui l'intero Stadium gli stava chiedendo un miracolo. Ma stavolta, al contrario di quanto fece a dicembre all'Olimpico, il rigore di Immobile non è riuscito a prenderlo mentre Ciro, al contrario, ha riscattato la sua strana abulia con quella botta secca che ha rimesso in equilibrio una stagione intera. Scudetto al var Il rigore che può valere uno scudetto lo ha deciso il var Irrati, perché dal campo Rocchi non aveva visto, o non aveva valutato nel modo giusto, il tocco di braccio di Danilo sul cross di Jony. Le proteste, in ogni caso, sono state poche, diciamo inversamente proporzionali allo spettacolo e al numero di abbracci, baci, maglie e sudore che a i giocatori si sono scambiati nell'assembramento gioioso di fine partita, dove tutti era un po' contenti e un po' insoddisfatti, ma in ogni caso fieri di aver regalato uno spettacolo degno ai 40 mila stipati allo Stadium.

Juventus-Lazio, gol ed emozioni di una gara mai giocata - la Repubblica

Oggi, domenica 26 aprile, il calendario di serie A avrebbe previsto Juventus-Lazio, la partita dello scudetto se non si fosse messo di mezzo il coronavirus. Abbiamo provato a far finta che non sia successo nulla e ci siamo inventati, come se fossimo in un film distopico, come sarebbe andata se il mondo avesse continuato a girare regolarmente. Juventus-Lazio, quint'ultima di campionato, l'abbiamo anticipata a sabato 25, immaginando i bianconeri impegnati pochi in giorni dopo nella semifinale di Champions (contro l'Atalanta... ). E abbiamo ipotizzato una classifica serrata e una corsa a tre, perché ai rallentamenti della Juve (non ha più perso, ma ha pareggiato con Bologna, Milan e Atalanta) e della Lazio (sconfitta a Bergamo e bloccata dall'Udinese) ha corrisposto la risalita dell'Inter, che ha sfruttato un calendario in discesa per infilare una lunga serie di vittorie consecutive. Sarebbe stato tutto molto bello. Ma non è detto che non potrà esserlo comunque.

Per le combinazioni della classifica avulsa, la Lazio si tiene un sospiro di vantaggio sulle sue rivali a strisce, ma l'arrivo sarà al fotofinish, con il colpo di reni. La Juve ha il calendario più agevole, ma anche la Champions a distrarla, ad affaticarla: mercoledì giocherà la semifinale d'andata contro la portentosa Atalanta, un avversario che mette tossine nelle gambe. Ed è anche l'ultimo ad aver battuto la Lazio in campionato (2-1 il 15 marzo). Gasperini sarà l'arbitro dello scudetto, visto che all'ultima giornata ospiterà l'Inter. Spettacolo d'alta classe Juventus-Lazio è stato quel che ci aspettava: una partita vibrante e mai cauta, che ha proceduto ad ondate che però i bianconeri, questa volta, hanno saputo tenere meglio sotto controllo, anche se si sono esposti alla vulnerabilità proprio nei momenti in cui la Lazio quest'anno sta scrivendo le pagine più appassionate della sua storia incredibile: all'inizio e alla fine delle partite. Anche questa si è aperta e chiusa nel segno laziale, col il precoce vantaggio di Correa e il rigore finale di Immobile, al 34esimo centro stagionale.

Una Juve da Champions Da qui si è però poi vista la Juve migliore, la stessa di quella marcia autoritaria in Champions che sta facendo: si è messa di buzzo buono e ha accerchiato la Lazio con santa pazienza, imperniandosi sui movimenti da falso 9 di Dybala. Sarri ha risparmiato Khedira e De Ligt in vista di Bergamo, preferendo loro Ramsey e Bonucci, e confermato Bentancur in regia: la rottura con Pjanic è ormai irreversibile. In assenza di Douglas Costa (dopo l'ennesima ricaduta, non recupererà neanche per la Champions) è stato Cuadrado, con il prezioso sostegno di Danilo, a martoriare sulla fascia Jony, spesso in difficoltà nei testa a testa: d'altronde Lulic era in panchina solo per onor di firma, occorrono ancora un paio di settimane per il pieno recupero del capitano. La svolta Ronaldo Le avvisaglie che il risultato stava per cambiare le ha date Dybala, con un sinistro a giro al 24' artigliato da Strakosha. Ronaldo, cui Luiz Felipe ha risposto colpo su colpo, ci ha provato da fermo: il primo tentativo è finito sulla barriera, mentre sul secondo sono servite le punte delle dita di Strakosha (32').

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Ma in mezzo, gli avvenimenti li ha organizzati la Juve, che però da quell'ora di abbondante di superiorità, e di controllo totale dal match, ha ricavato solamente l'illusione della rimonta, poi frustrata della delusione finale. In quella fase di grandeur, i bianconeri sono riusciti in ciò che né all'andata né in Supercoppa avevano saputo fare, cioè circoscrivere il contropiede della Lazio, attaccarla senza però comprimerla come una molla pronta a scattare, scoprendo il proprio fianco a quegli scatti metallici. La difesa alta, che Chiellini sa comandare, ha prevenuto le velleità di Correa e Immobile, togliendo di fatto a Luis Alberto lo sbocco per le sue idee. Correa ringrazia Bonucci La Juve ha saputo attaccare con pazienza e insistenza, con raziocinio e lucidità, con sarrismo ma anche con residui di calcolato allegrismo e non era facile, dopo quel pasticcio che aveva procurato il gol d'apertura di Correa: Bonucci ci ha capito poco del dialogo tra Luis Alberto e l'argentino e ha provato a interromperlo finendo solamente per litigare con la palla, palla che invece il Tucu ha addomesticato alla sua maniera, segnando uno dei sui rari ma delicatissimi gol.

In ogni caso, sono ormai quaranta le punizioni che Cristiano ha calciato invano, da quando è alla Juve. Il portoghese saprà comunque essere decisivo: è stato un suo destro rimpallato fra una serie di stinchi a propiziare il pareggio di Cuadrado sul finire del primo tempo, mentre è stato lui in prima a persona a firmare il sorpasso dopo uno scambio con Dybala ad altissimo contenuto di spettacolarità. La resistenza laziale C'era ancora quasi mezzora da giocare, a quel punto: era la mezzora che avrebbe potuto dare una piega al campionato intero, che la Juve stava ormai portando dalla sua parte con una delle prestazioni più convincenti dell'annata. La Lazio è rimasta però avvinghiata alla partita con le unghie, con i denti e anche con un pizzico di fortuna (la traversa colpita di testa da Bonucci al 31' st), ma mai con la disperazione dei rassegnati: nonostante le difficoltà e i flutti di gioco bianconero che ha dovuto sopportare, ha cominciato pian piano a riorganizzare le ripartenze e a sfruttare la prevedibile flessione bianconera, perché poi le fatiche (e i pensieri) di Champions hanno il loro peso.

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Per riuscirci devi avere una buona tecnica". I segreti della difesa "All'Ajax la scorsa stagione ho fatto molti contrasti: la cosa importante è che se devi farlo, hai già sbagliato posizione o non sei abbastanza vicino. All'Ajax me ne capitava forse uno ogni tre partite. Alla Juve mi sono accorto che ne facevo troppi, mi sono chiesto perché e ad analizzare il mio gioco. Ho capito che era meglio rimanere in piedi e seguire l'avversario anziché provare il contrasto. Un contrasto è spettacolare, piace a tutti, ma Virgil van Dijk è uno dei giocatori più forti del momento perché non ne fa mai. Questo perché è nel posto giusto al momento giusto. I contrasti sono l'ultima opzione. Il ruolo del difensore è cambiato. Anni fa c'era il centrare robusto che interveniva di testa, entrava duro e liberava palla. Ora tutto è più pulito, col VAR sono impossibili contrasti vistosi. Serve pulizia, guardare la palla e anticipare la traiettoria. Nel colpo di testa poi ci sono almeno tre fattori: tempismo, potenza e salto, ma il più importante è il coraggio.

Non devi avere paura. Puoi essere potente, avere tempismo, ma senza coraggio e senza dimostrare di voler prendere la palla, non la prendereai mai". Mantenere la lucidità "La lucidità? È una dote naturale. L'aspetto mentale è importante: se mentalmente non sei pronto le gambe vacillano. È importante avere questo equilibrio. La scorsa stagione con l'Ajax è stata straordinaria e stavamo tutti bene mentalmente. Tutto andava bene, quindi eravamo più lucidi in campo. A metà stagione abbiamo avuto qualche difficoltà e abbiamo perso lucidità". "Champions? Ogni squadra la sogna" " Champions? Crederci è importante. Penso che ogni squadra lo sogni: sono tutte molto forti ma nessuno può dire chi vincerà. Noi ci impegniamo al massimo. Sappiamo di essere forti, abbiamo le qualità e dobbiamo dimostrarlo in partita. E' la parte più importante, ma per andare avanti serve anche fortuna, quindi non so dire se la riusciremo a vincere. Di certo ci sono le qualità, staremo a vedere". juve De Ligt Champions League Caro campione ti scrivo 0

TORINO - "Nell' Ajax ho ricoperto più ruoli, fino a 15 anni ho fatto il trequartista. Ho giocato molto a centrocampo, ho segnato qualche gol e fatto qualche assist. Poi mi hanno detto che per la carriera sarebbe stato meglio fare il difensore centrale. Inizialmente pensavo che non mi piacesse, ma ora capisco che giocare a centrocampo mi ha aiutato e sono contento della crescita". Lo ha dichiarato il difensore della Juve Matthijs De Ligt in un'intervista, rilasciata a febbraio e pubblicata oggi, a: " Iniziare in una squadra offensiva come l' Ajax è stato difficile: spesso mi ritrovavo ad affrontare un attaccante uno contro uno. In Italia si preferisce avere più uomini contro un attaccante, è diverso ma quell'esperienza mi ha aiutato a diventare il difensore di oggi. Non temo l'uno contro uno o difendere alto: l'ho appreso all'Ajax. Ora alla Juve la tecnica è importantissima. La Juve è la squadra più forte d'Italia, vuole vincere e attaccare. Con questo allenatore è importante partire da dietro, avanzare con coraggio, mostrare voglia di giocare la palla.

Wednesday, 25-Aug-21 05:29:25 UTC